Il legame tra vista e cognizione negli anziani

Occhio signora anziana

L’età avanzata, dal punto di vista cognitivo, è anche associata al rischio di avere difficoltà in compiti che richiedono memoria di lavoro

Definiamo innanzitutto cosa si intende con memoria di lavoro. Come molti di voi immagineranno, si tratta di compiti di memoria, ovvero in cui ci potrebbero chiedere di memorizzare, quindi trattenere delle informazioni, per un breve o per un lungo periodo di tempo. La risposta è in parte giusta ma, per essere più precisi, parliamo di memoria di lavoro quando ci viene chiesto di tenere a mente delle informazioni e allo stesso tempo compiere delle operazioni mentali, ovvero elaborare quelle stesse informazioni. Ad esempio, quando dobbiamo pensare quante banconote e monete dobbiamo dare al cassiere al supermercato, teniamo a mente il costo della spesa, mentre calcoliamo quanti soldi ci servono per arrivare al costo totale.

Come abbiamo visto da questo semplice esempio, in molte nostre attività quotidiane facciamo uso della memoria di lavoro e forse alcuni di voi immagineranno quanto questa sia suscettibile di distrazioni. Se nell’esempio di prima, al supermercato, il nostro vicino di casa ci saluta e ci chiede come stiamo, per noi potrebbe essere più complicato rispondere alla sua domanda mentre calcoliamo quanti soldi dobbiamo dare al cassiere. Tutto questo mentre teniamo a mente il costo della spesa. Potremmo rischiare di fare errori, dato che abbiamo dovuto fare più cose contemporaneamente.

Così come dover rispondere a una domanda di una persona che conosciamo, anche altri fattori possono contribuire a rendere ancora più difficili i compiti di memoria di lavoro

Il ricercatore Adam Billing con i suoi collaboratori hanno condotto una ricerca, dal titolo “Capacity-limited resources are used for managing sensory degradation and cognitive demands: Implications for age-related cognitive decline and dementia”, pubblicata nel 2020 sulla prestigiosa rivista Cortex, con l’obiettivo di indagare se i deficit legati alla vista siano dei fattori che possono avere un impatto negativo sui compiti di memoria di lavoro.

Innanzitutto, dobbiamo fare una premessa: l’avanzare dell’età comporta una tendenza al peggioramento della vista, per quanto riguarda sia l’acuità sia la sensibilità al contrasto. Intendiamo per acuità visiva l’abilità di distinguere oggetti piccoli ad alto contrasto, mentre sensibilità al contrasto è la capacità di distinguere le piccole differenze di luminosità e consente di riconoscere un oggetto dallo sfondo. 

Nello studio in questione, ai partecipanti venivano fatte vedere una, due o quattro facce, su uno sfondo nero, attraverso lo schermo di un computer. Successivamente, gli stessi o diversi volti venivano presentati, in sequenza, sullo stesso schermo. A loro veniva chiesto di tenere a mente la faccia o le facce presentate inizialmente e riconoscere se quelle presentate dopo corrispondevano alla prima/le prime facce viste. A questo veniva aggiunta una difficoltà: gli sperimentatori di volta in volta cambiavano il contrasto dell’immagine che rappresentava il volto. In questo modo le facce erano più oppure meno riconoscibili rispetto allo sfondo.

Nel video sotto possiamo vedere una rappresentazione stilizzata del compito di riconoscimento dei volti. Per l’immagine originale rimandiamo all’articolo https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0010945220303439.

Mentre i partecipanti svolgevano questo compito di riconoscimento delle facce, veniva registrata anche l’attività cerebrale, grazie all’elettroencefalogramma.

Avevano preso parte allo studio volontari di età compresa tra i 65 e 85 anni e persone più giovani di età tra i 18 e 32 anni.

Una volta analizzati i risultati, sia dell’attività cerebrale, sia dell’accuratezza e velocità delle risposte (ovvero quanto correttamente e velocemente i soggetti riconoscevano le facce già presentate anche quando erano meno distinguibili dallo sfondo), i ricercatori hanno osservato che, quando le immagini del volto erano poco distinguibili dallo sfondo (basso contrasto) e quando venivano presentate più facce insieme, i partecipanti avevano più difficoltà nel riconoscere i volti. Ciò era osservabile sia nel gruppo di partecipanti più anziani, sia nei più giovani.

Grazie anche alla misurazione dell’attività cerebrale tramite elettroencefalogramma, gli autori dello studio hanno notato come i partecipanti tra i 65 e 85 anni riuscivano a sfruttare le risorse cognitive fino ad una certa difficoltà, una soglia più bassa rispetto a quella osservata nel gruppo più giovane. Così come quando dobbiamo fare uno sforzo fisico maggiore e usiamo diversamente i nostri muscoli, in modo più intensivo, anche per le attività che richiedono sforzo mentale maggiore usiamo diversamente le nostre risorse, in questo caso risorse cognitive. Questo meccanismo, ovvero il reclutare al meglio le risorse per svolgere un compito difficile, sembra più efficace per le persone più giovani, mentre nei gruppi più anziani questa capacità di sfruttare le risorse si ferma fino ad una certa soglia di difficoltà del compito e ciò può avere conseguenze sul numero più alto di errori.

Quello che gli autori dello studio concludono è che gli anziani, che hanno una maggiore tendenza a sviluppare deficit visivi, potrebbero avere una maggiore difficoltà a svolgere compiti di memoria di lavoro, perché parte delle loro risorse è già destinata a far fronte a queste difficoltà visive. Immaginiamo di avere difficoltà a vedere un’immagine (perché ha i contorni non ben definiti o è rovinata), e che dobbiamo memorizzarla nel frattempo. Se qualcuno dopo pochi minuti ci chiede cosa abbiamo appena visto, potremmo avere difficoltà a ricordarci perché, come propongono gli autori dello studio, in questo caso stavamo già usando parte delle nostre risorse cognitive per vedere al meglio l’immagine, avendo i bordi rovinati, poco definiti. Se invece l’immagine si presenta nitida, come una fotografia ben definita, il nostro compito di memoria dell’immagine potrebbe essere più semplice.

Quello che possiamo imparare da questo studio è l’importante ruolo che svolge la vista quando dobbiamo svolgere dei compiti di memoria di lavoro.

I ricercatori dello studio suggeriscono l’idea di sensibilizzare la popolazione, soprattutto di età avanzata, sull’importanza di intervenire, quando possibile, sulle questioni mediche che possono influenzare la vista, tra cui la cataratta e gli errori di rifrazione dell’occhio, come la miopia e l’astigmatismo. Questo può contribuire a migliorare anche la capacità di memorizzare e svolgere compiti cognitivi nella vita quotidiana, specialmente nell’età avanzata.

Bibliografia:

Billig, A. R., Feng, N. C., Behforuzi, H., McFeeley, B. M., Nicastri, C. M., & Daffner, K. R. (2020). Capacity-limited resources are used for managing sensory degradation and cognitive demands: Implications for age-related cognitive decline and dementia. Cortex133, 277-294.