A livello mondiale i disturbi psichiatrici e neurologici sono considerati tra i fattori che contribuiscono maggiormente alla condizione di disabilità e compromissione della salute.
Bisogna tuttavia tenere presente l’alta variabilità tra persone, in termini di modalità con cui i diversi fattori, di tipo genetico e ambientale, contribuiscono allo sviluppo di patologie neurologiche o psichiatriche che possono insorgere nell’età adulta.
Negli ultimi decenni sono state svolte numerose ricerche con lo scopo di chiarire quale sia la relazione tra l’insorgenza della patologia (con eventuale condizione di disabilità) e fattori legati alla persona, tra cui la performance in compiti cognitivi, la tendenza ad avere uno stile di vita attivo e avere comportamenti che contribuiscono alla salute fisica e al benessere psicologico.
Inoltre, tra le diverse patologie che possono essere presenti nell’età adulta, vi sono notevoli differenze in termini di localizzazione anatomica cerebrale, ovvero nei cambiamenti osservabili dovuti alla patologia stessa, alla progressione del tempo e alla gravità.
Si può infatti notare che l’elevata numerosità delle variabili possa contribuire ad una maggiore complessità nell’interpretare queste relazioni, già difficili da analizzare.
Il ricercatore Kaufmann e i suoi collaboratori hanno analizzato dati di risonanza magnetica cerebrale strutturale (link glossario) di 45615 persone tra i 3 e i 96 anni, con l’obiettivo di comprendere meglio i fattori che contribuiscono all’insorgenza di disturbi di tipo neurologico e psichiatrico.
Lo studio, dal titolo “Common brain disorders are associated with heritable patterns of apparent aging of the brain” è stato pubblicato sulla rivista Nature neuroscience. Oltre al gruppo di controllo (link al glossario) di soggetti senza patologie, il campione di soggetti includeva anche persone con: (a) diagnosi di disturbo dello spettro autistico; (b) disturbo da deficit dell’attenzione/iperattività; (b) soggetti che presentavano maggior rischio di sviluppare un disturbo mentale (link glossario) o nelle fasi prodromiche, ovvero antecedenti al disturbo; (c) soggetti con schizofrenia; (d) con diagnosi mista nello spettro della psicosi; (e) con disturbo bipolare; (f) disturbo depressivo; (g) mild cognitive impairment (link glossario) e (h) demenza.
Sono state tenute in considerazione per l’analisi le potenziali differenze di genere nei cambiamenti nel tempo della struttura cerebrale.
È stata inoltre calcolata la stima dell’età dei partecipanti, a partire dall’analisi della struttura cerebrale. Questa stima è stata poi confrontata con l’età anagrafica degli stessi.
Partecipanti con disturbi neurologici e psichiatrici (tra cui la schizofrenia, la sclerosi multipla, mild cognitive impairment (link glossario) e demenza) mostravano una differenza maggiore tra l’età anagrafica e l’età stimata dall’età cerebrale. Gli autori quindi hanno suggerito che l’età dei partecipanti, se stimata a partire dalla struttura cerebrale, risultava superiore rispetto alla loro età cronologica in quel dato momento. Per gli altri gruppi invece tale differenza con l’età anagrafica è stata riscontrata poco o per nulla.
Questa differenza tra la stima dell’età basata sulla struttura cerebrale e l’età anagrafica è risultata associata ad alcune misure cognitive, come un più basso livello di funzionamento globale cognitivo nel caso dei soggetti con demenza e mild cognitive impairment.
Prendendo in esame i fattori genetici, i ricercatori hanno osservato che la presenza dei disturbi era poco correlata alla presenza di mutazioni genetiche sottostanti alla differenza tra età cerebrale stimata ed età cronologica. Tuttavia alcuni geni più frequentemente associati alle differenze tra la stima dell’età cerebrale e l’età anagrafica dei soggetti sono risultati in parte sovrapposti alle variabili genetiche associate alle condizioni neurologiche e psichiatriche prese in considerazione nello studio.
A partire dai dati analizzati, gli autori hanno quindi evidenziato che diverse condizioni neurologiche e psichiatriche possano essere associate ad una situazione assimilabile all’invecchiamento cerebrale. Questo effetto è stato trovato sia localmente, ovvero in particolari aree cerebrali, sia in misura più diffusa. Le differenze dell’anatomia cerebrale con quella attesa per l’età differivano infatti in diverse aree cerebrali, a seconda della patologia presa in considerazione ed erano influenzate da fattori genetici.
Gli autori concludono sottolineando l’importanza di condurre studi con un ampio numero di partecipanti in diverse fasce d’età, come quello qui proposto, per approfondire la conoscenza sui disturbi di tipo neurologico e psichiatrico. Questi studi, tuttavia, risultano molto complessi se si considera la grande variabilità tra i disturbi, le diverse manifestazioni dello stesso disturbo e i numerosi fattori che contribuiscono alla loro insorgenza.
Riferimento bibliografico:
Kaufmann, T., van der Meer, D., Doan, N. T., Schwarz, E., Lund, M. J., Agartz, I., Alnæs, D., Barch, D. M., Baur-Streubel, R., Bertolino, A., Bettella, F., Beyer, M. K., Bøen, E., Borgwardt, S., Brandt, C. L., Buitelaar, J., Celius, E. G., Cervenka, S., Conzelmann, A., Córdova-Palomera, A., … Westlye, L. T. (2019). Common brain disorders are associated with heritable patterns of apparent aging of the brain. Nature neuroscience, 22(10), 1617–1623. https://doi.org/10.1038/s41593-019-0471-7