Quali sono i predittori del declino della memoria di lavoro?

Come abbiamo visto in articoli precedenti, la memoria di lavoro è indispensabile per svolgere molte attività quotidiane, dato il suo ruolo nel mantenere e allo stesso tempo elaborare le informazioni. Tale abilità è tuttavia facilmente compromessa nell’età avanzata e ciò può comportare ad una perdita di autonomia nello svolgere le azioni quotidiane e nel partecipare ad attività sociali. Nonostante per alcune persone il declino della memoria di lavoro sia graduale, con l’invecchiamento, per altri si verifica velocemente. Per alcune persone invece, tale capacità è preservata.
La capacità di mantenere un buon funzionamento cognitivo globale è stata studiata in passato e sono stati individuati diversi fattori che, se presenti, ne favoriscono il mantenimento. Tra questi vi sono il livello di educazione, l’efficacia personale, la percezione di essere in salute, non fumare, la pratica dell’esercizio fisico, il benessere economico e l’assenza di ipertensione e sintomi depressivi.
Tuttavia, se consideriamo il funzionamento cognitivo globalmente, si rischiano di trascurare le differenze tra i vari domini cognitivi, come attenzione, memoria, funzioni esecutive, che potrebbero essere interessate al declino in modo non uniforme.
Tra le capacità relative alla memoria, infatti, alcune subiscono in modo più marcato l’effetto dell’età, come la memoria di lavoro, altre risultano più mantenute con l’invecchiamento. Tra queste ultime vi è la memoria a lungo termine implicita, ovvero la capacità di ricordare le abitudini o abilità acquisite, come andare in bicicletta.
I ricercatori Cansino e collaboratori si sono interessati a quei fattori che sono predittivi del mantenimento della memoria di lavoro con l’invecchiamento e quali, se presenti, ne favoriscono il declino. Lo studio, dal titolo “Predictors of working memory maintenance and decline in older adults.” è stato pubblicato nel 2020 sulla rivista Archives of gerontology and geriatrics
Sono stati coinvolti partecipanti di età compresa tra i 61 e 80 anni, a cui era stato chiesto di rispondere a questionari sui seguenti aspetti:

  • La loro conoscenza e consapevolezza della loro memoria (il questionario indagava in particolare l’uso delle strategie, la conoscenza dei compiti di memoria, la consapevolezza della loro capacità di ricordare, quanto questa capacità fosse cambiata nel tempo o meno, la relazione tra l’ansia e la prestazione di memoria, i risultati ottenuti ai compiti di memoria e la loro percezione di controllo su tale capacità);
  • Gli eventi positivi e negativi che sono stati per i partecipanti fonte di stress;
  • La dieta e lo stile alimentare, dati da cui è stata poi calcolata una stima dell’introito giornaliero dei nutrienti;
  • Un test sullo stile di vita appositamente creato per lo studio. Esso conteneva domande in merito all’istruzione, occupazione lavorativa, stato di salute, assunzione di farmaci, uso di tabacco, droghe e alcool. Venivano inoltre poste domande sulle attività fisiche, culturali e sociali.

I volontari erano stati anche sottoposti a due test sulla memoria di lavoro, presentati attraverso lo schermo di un computer. A loro veniva chiesto nel primo test di ricordare se una lettera presentata era la stessa che era stata già vista due schermate prima. Nel secondo test lo stimolo era un pallino e veniva chiesto se si trovava nella stessa posizione, tenendo a mente le due schermate precedenti.
A partire dalla prestazione a questi due compiti di memoria di lavoro, gli autori hanno potuto osservare quali fossero i fattori predittivi della riuscita nel compito.
Dai dati è emerso che fattori di diversa natura possono essere predittivi del mantenimento della memoria di lavoro. Tra questi vi sono caratteristiche di salute come l’assenza di l’ipertensione, condizione che può incidere negativamente sulle strutture e funzioni cerebrali, riducendo il flusso sanguigno a livello cerebrale, con conseguenze sull’attività cerebrale.
Tra i fattori predittivi troviamo anche le abitudini alimentari. Un basso introito di alimenti ad alto contenuto di colesterolo, abitudine legata a una minore probabilità di sviluppare ipertensione, è associato a migliori prestazioni in compiti di memoria di lavoro.
Un altro fattore che può contrastare il declino della memoria di lavoro è un consumo moderato di alcool, definito come un’unità per le donne e due unità per l’uomo (l’unità corrisponde a circa 14 g di alcool puro). È importante notare che tale effetto di mantenimento svanisce se le bevande alcoliche sono consumate in quantità maggiori, risultando in una maggiore probabilità di deficit cognitivi, l’insorgere della demenza e un aumentato rischio di infarto.
L’unica attività mentale che, in questo studio, viene riconosciuta come predittiva della conservazione delle abilità di memoria di lavoro, è l’uso del computer. Come è stato anche osservato in studi precedenti, questa attività richiede diverse abilità cognitive, tra cui l’elaborazione delle informazioni sensoriali, abilità attentive e di memoria di lavoro, senza dimenticare le capacità motorie implicate. La capacità cognitiva che è predittiva di un buon funzionamento della memoria di lavoro con l’invecchiamento è l’abilità linguistica, che si sviluppa grazie all’educazione, favorendo una migliore organizzazione dei pensieri, utile nell’elaborare le informazioni in compiti di memoria di lavoro. È inoltre da notare che una maggiore consapevolezza dei processi di memoria e minore preoccupazione della prestazione cognitiva siano state associate ad un funzionamento conservato della memoria del lavoro nell’invecchiamento.
Per quanto riguarda i fattori associati al declino della memoria di lavoro, vi sono una ridotta assunzione della vitamina D, un elevato consumo di acido miristico (una tipologia di acido grasso saturo presente in alcuni alimenti), l’abitudine a trascorrere il tempo guardando la televisione, minore abilità linguistica e punteggio maggiore ad un test che misura la depressione.
Gli autori grazie a questo studio hanno individuato, tra i 120 fattori inizialmente considerati, quelli che possono incidere sul mantenimento e sul declino della memoria di lavoro. È stato visto che alcuni di questi sono legati al sistema circolatorio (tra cui ipertensione e consumo di colesterolo) mentre altri sono associati allo stile di vita. La ricerca qui presentata potrebbe essere d’aiuto nell’aumentare la consapevolezza che le abitudini quotidiane e le scelte di vita giocano un ruolo chiave nella prevenzione del declino delle capacità cognitive, in particolar modo della memoria di lavoro. Partendo da questi dati si potrebbe intervenire per proporre interventi mirati di consapevolezza ed educazione, al fine di promuovere uno stile di vita che favorisca il mantenimento delle abilità cognitive, nell’invecchiamento.

Il video qui sopra riassume i risultati dello studio, visti nell’articolo.

Riferimenti bibliografici:

Cansino, S., Torres-Trejo, F., Estrada-Manilla, C., Pérez-Loyda, M., Ramírez-Barajas, L., Hernández-Ladrón-deGuevara, M., … & Ruiz-Velasco, S. (2020). Predictors of working memory maintenance and decline in older adults. Archives of gerontology and geriatrics, 89, 104074.