Un allenamento della capacità di inibizione della risposta

L’invecchiamento è caratterizzato dal declino di diverse funzioni cognitive, portando a conseguenze significative sulle attività quotidiane. Una delle abilità che subiscono un cambiamento è il controllo inibitorio, che consiste nella capacità di inibire dei processi cognitivi e motori in determinate circostanze. Per fare un esempio, mettiamo in atto il controllo inibitorio quando una persona a noi cara ha appena iniziato un corso di cucina e, all’assaggio del primo piatto che ci presenta, se non gradiamo, tendiamo a non dire che non ci è piaciuto affatto, per non risultare sgarbati. In un’occasione del genere, inibiamo una risposta verbale e ci possiamo concentrare piuttosto sul comunicare alcune osservazioni e accorgimenti che, a nostro parere, potrebbero migliorare il piatto. Possiamo inoltre esercitare il controllo inibitorio quando siamo al supermercato e compare davanti a noi la pubblicità di un prodotto che non ci serve. In quel momento dovremmo riuscire a comprare ciò che ci serve e non acquistare il prodotto che si presenta davanti ai nostri occhi.
Il controllo inibitorio è un’abilità fondamentale nella vita quotidiana, in quando ci permette di avere dei comportamenti adeguati e in linea con gli obiettivi da raggiungere.
Data la tendenza ad una riduzione della capacità di controllo inibitorio nella popolazione di età avanzata, gli autori Hugo Najberg e collaboratori, si sono chiesti se un training specifico possa promuovere la capacità di inibizione. Gli autori, nell’articolo “Aging Modulates Prefrontal Plasticity Induced by Executive Control Training” pubblicato nel 2021 sulla rivista scientifica Cerebral Cortex, hanno discusso i risultati del loro studio sui meccanismi coinvolti nella capacità inibitoria.
In particolare, il loro studio si basava sull’analisi dai cambiamenti del funzionamento cerebrale a seguito di un allenamento cognitivo specifico, paragonando i risultati ottenuti dall’attività cerebrale di partecipanti giovani e più anziani.
A tale scopo sono stati coinvolti un gruppo di giovani adulti (età compresa tra 18 e i 40 anni) e un gruppo di adulti più anziani (tra i 60 e 75 anni). Il secondo gruppo è stato ulteriormente suddiviso in due: alcuni partecipanti erano coinvolti in un allenamento specifico delle capacità inibitorie, altri in un allenamento in cui venivano richieste capacità di memoria di lavoro.
Il training di controllo inibitorio durava 3 settimane, 5 giorni a settimana e consisteva in un esercizio in cui veniva chiesto di esercitare il controllo inibitorio. Ai partecipanti venivano presentate, tramite lo schermo di un tablet, alcune immagini di diversi alimenti e veniva chiesto di trascinare virtualmente l’immagine quando questa apparteneva alla categoria indicata. Allo stesso tempo a loro era chiesto di non rispondere, quindi inibire un comportamento, quando l’immagine del cibo presentato non corrispondeva alla categoria di volta in volta suggerita.
Venivano inoltre forniti dei feedback per la risposta giusta e sbagliata, in modo da rinforzare la motivazione dei partecipanti e con lo scopo di migliorare la loro prestazione.
Prima e dopo il periodo di allenamento, i partecipanti venivano sottoposti a diversi questionari e misurazioni, tra cui l’esame dell’attività cerebrale, durante un compito di inibizione, e un test sul funzionamento cognitivo globale.
In particolare, gli autori misuravano l’attivazione cerebrale, tramite elettroencefalogramma, prima e dopo le 3 settimane di allenamento ipotizzando che, grazie a un potenziamento delle capacità di inibizione, negli adulti di età avanzata si potesse osservare una diminuita attivazione di alcune aree che in genere compensano un’attività di inibizione deficitaria. In altre parole, un miglioramento delle capacità inibitorie potrebbe portare a una maggiore efficienza nell’uso delle risorse cognitive e ciò potrebbe diminuire il bisogno di attivare da parte loro delle aree aggiuntive, in quanto quelle già utilizzate sarebbero sufficienti.
Confrontando i dati ottenuti prima e dopo il periodo di training, è stato osservato che i partecipanti di età avanzata avevano una performance peggiore rispetto ai partecipanti giovani. Entrambi i gruppi però, a seguito del training, sono migliorati nella velocità di risposta agli stimoli. Per quanto riguarda la modifica dell’attività cerebrale a seguito del training, è stata osservata nei partecipanti di età avanzata una riduzione dell’attivazione delle aree cerebrali che tipicamente sono implicate nel controllo inibitorio. Come avevano anticipato gli autori, questo potrebbe suggerire una maggiore efficienza del processo di inibizione della risposta, spesso compromesso con l’invecchiamento. In particolare, dopo il training c’è stata una modulazione di aree, tra cui l’area premotoria supplementare, che giocano un importante ruolo nella soppressione della risposta motoria in compiti di inibizione, come quello presentato durante l’allenamento cognitivo. È stata inoltre osservato un cambiamento dell’attività cerebrale che indica l’inizio di un comando inibitorio, supportando l’ipotesi di una migliorata capacità di controllo inibitorio della risposta in compiti in cui viene richiesto. Questi risultati sono una prova di una preservata plasticità cerebrale negli adulti di età avanzata.
È importante notare che non sono stati trovati gli stessi effetti nel gruppo di partecipanti che dovevano svolgere semplicemente dei compiti di memoria di lavoro, non specificatamente di controllo inibitorio. Questo dimostrerebbe l’efficacia dell’allenamento specifico nel migliorare la capacità inibitoria.

Nel video sopra riportato sono riassunti i punti principali dello studio e i risultati riscontrati.

Riferimento Bibliografico:

Najberg, H., Wachtl, L., Anziano, M., Mouthon, M., & Spierer, L. (2021). Aging Modulates Prefrontal Plasticity Induced by Executive Control Training. Cerebral Cortex, 31(2), 809-825.