La distraibilità e l’invecchiamento

L’invecchiamento porta con sé diversi cambiamenti nelle funzioni cognitive. Abbiamo già parlato delle variazioni dovute all’età nella memoria di lavoro (differenze nella memoria di lavoro), nelle funzioni esecutive (potenziare le funzioni esecutive) e nelle abilità motorie (allenare le abilità motorie). In questa sede tratteremo i cambiamenti dovuti all’età nell’attenzione e il ruolo della riserva cognitiva.

L’attenzione è un’abilità cognitiva di alto livello che ci consente di svolgere tutte le attività della nostra quotidianità (es: cucinare, guidare, fare la spesa, leggere, scrivere un messaggio, ecc..). Essa si compone di due processi tra loro speculari, il primo è la capacità di restare concentrati su un’informazione importante, il secondo è la capacità di non farsi distrarre da informazioni che non sono rilevanti al fine del compito. Ad esempio, quando stiamo leggendo il giornale l’attenzione ci consente di restare concentrati sull’informazione di cronaca che stiamo leggendo e, allo stesso tempo, ci consente di evitare di essere distratti dalla pagina pubblicitaria che si trova nella pagina accanto (ovvero un’informazione irrilevante ma che comunque è saliente e cattura la nostra attenzione). 

Attraverso diversi studi è stato evidenziato che l’abilità di sopprimere (in termini tecnici: inibire) l’informazione distraente (la pagina pubblicitaria, per riprendere l’esempio descritto in precedenza) diminuisce in modo significativo nell’invecchiamento. Tuttavia, è stato inoltre scoperto che la riserva cognitiva consente di mitigare questo effetto, essa infatti sembra essere un fattore neuro-protettivo. Il motivo del perché questo accada non è ancora totalmente chiaro. Robertson nel 2013 ha proposto una teoria: essa sostiene che impegnare il cervello in diverse attività durante la vita consenta di rafforzare le connessioni del nostro cervello in determinate aree (fronto-parietali destre), che a loro volta contribuirebbero al mantenimento delle funzioni cognitive. In breve, gli ambienti cognitivamente stimolanti sarebbero la palestra di queste connessioni che a loro volta, se ben allenate, garantirebbero la salute delle nostre funzioni cognitive (ad esempio l’attenzione). 

A partire da questa teoria, è stata presentata un’ipotesi secondo la quale l’attività di alcune strutture del nostro cervello (come le aree fronto-parietali destre) potrebbe essere associata alla riserva cognitiva e alle differenze individuali nella capacità di selezionare le informazioni rilevanti ed ignorare quelle distraenti, seppur salienti. 

Per testare questa ipotesi, Shalev e i colleghi hanno eseguito una ricerca dal titolo “Right Lateralized Brain reserve Offsets Age-related Deficits in Ignoring Distraction” alla quale hanno partecipato 60 anziani di età compresa tra i 65 e 80 anni. L’obiettivo era verificare se le aree fronto-parietali destre del cervello fossero responsabili sia della riserva cognitiva, sia dell’inibizione degli elementi salienti distraenti. In particolare, in primo luogo hanno testato se la riserva cognitiva potesse essere predittiva (vedi fattore predittivo [link]) dell’abilità di attenzione, soprattutto associata all’abilità di inibire le informazioni distraenti; in secondo luogo, utilizzando la risonanza magnetica (MRI) hanno voluto analizzare le strutture associate alla riserva cognitiva.

Per testare l’abilità di inibire le informazioni irrilevanti (i distrattori), gli autori hanno chiesto ai partecipanti di eseguire un “Global-Local task”. Di seguito un esempio:

Gli stimoli comprendevano sia lettere a livello locale (nella figura a sono tante piccole S, nella figura b sono H) sia figure a forma di lettere a livello globale (nella figura a si vede una grande H, nella figura b si vede una grande S). Ai partecipanti è stato chiesto di concentrarsi solo sul livello globale (figura generale) oppure solo sul livello locale (lettera che compone la figura), ignorando le informazioni dell’altro livello non richiesto.

La riserva cognitiva è stata misurata utilizzando un questionario specifico, il CRI-q (Nucci et al., 2012) che si compone di diversi indici: anni di scuola (o scolarità), attività professionali e attività del tempo libero. Ai partecipanti viene chiesto di indicare per quanti anni sono state svolte diverse attività (es: guida, gestione della casa, partecipazione a corsi, frequentazione di cinema e/o teatri).

Infine, i partecipanti hanno eseguito una risonanza magnetica per analizzare l’anatomia cerebrale, in altre parole la morfometria.

Dai risultati è emerso che gli anziani erano più sensibili all’interferenza della salienza, ovvero erano facilmente distraibili. Tuttavia, è stato osservato che l’effetto dell’età sulla sensibilità all’interferenza non era diretto ma mediato e mitigato dalla scolarità, misurata attraverso il CRI-q. Dall’analisi della risonanza è emersa una riduzione della quantità di materia grigia in diverse aree cerebrali (es: frontale, parietale, temporale, occipitale e nel cervelletto) nei partecipanti anziani. In particolare, la riduzione del volume di materia grigia nel giro temporale superiore destro è risultata essere predittore (vedi fattore predittivo [link]) della maggiore distraibilità. In altre parole, coloro che presentavano un volume cerebrale minore nel giro temporale superiore destro erano anche meno bravi ad inibire gli stimoli distraenti salienti.

La scolarità quindi sembra essere un fattore protettivo dell’abilità di inibizione dei distrattori e coloro che presentano alta scolarità tendono anche a mostrare un volume maggiore di materia grigia cerebrale, soprattutto nelle aree dell’emisfero cerebrale destro. Quindi, la riserva cognitiva accumulata durante la vita può influire sulle funzioni attentive negli anziani, permettendone un funzionamento efficiente anche nell’invecchiamento.

Per concludere, la scolarità modifica l’organizzazione strutturale del cervello ed in particolare delle regioni fronto-parietali destre che contribuiscono al mantenimento delle funzioni cognitive nell’invecchiamento in generale e dell’abilità di inibire i distrattori salienti, in particolare.

Riferimenti bibliografici:

Shalev, N., Brosnan, M. B., & Chechlacz, M. (2020). Right lateralized brain reserve offsets age-related deficits in ignoring distraction. Cerebral cortex communications, 1(1), tgaa049.

Robertson, I.H. (2013). A noradrenergic theory of cognitive reserve: implications for Alzheimer’s disease. Neurobiology of Aging. 34, 298–308.

Robertson, I.H. (2014). Right hemisphere role in cognitive reserve. Neurobiology of Aging. 35, 1375–1385.

Nucci, M., Mapelli, D., & Mondini, S. (2012). Cognitive Reserve Index questionnaire (CRIq): a new instrument for measuring cognitive reserve. Aging clinical and experimental research, 24(3), 218-226.